Futuro virtuale
l’impatto ambientale del metaverso

Tra rete 5G, data center, cloud e un aumento della potenza di calcolo, il fabbisogno di elettricità potrebbe crescere, e con esso anche le emissioni di Co2

Per Metaverso si intende uno spazio virtuale 3D progettato per vivere una realtà alternativa rispetto a quella reale. In altre parole, in un futuro non troppo lontano ognuno di noi potrà crearsi un’identità digitale (un avatar) per interagire con altri utenti o partecipare ad attività quotidiane, come acquistare beni o partecipare a eventi.

Il futuro è il Metaverso?

«Il Metaverso è la prossima frontiera nel connettere le persone, proprio come lo era il social networking quando abbiamo iniziato», ha annunciato l’imprenditore statunitense Mark Zuckerberg in occasione del lancio di Meta, la società capogruppo che controlla Facebook, Messenger e WhatsApp (e non solo). «In questi anni Internet è diventato sempre più immersivo, perché il nostro smartphone si è trasformato in una finestra sul mondo a cui siamo connessi 24 ore su 24. Il metaverso – promette però Zuckerberg – sarà ancora più coinvolgente perché ci darà la sensazione di partecipare fisicamente all’esperienza.»

«Nel Metaverso, sarai in grado di fare quasi tutto ciò che puoi immaginare – riunirti con amici e familiari, lavorare, imparare, giocare, fare acquisti, creare – così come esperienze completamente nuove che non si adattano a come pensiamo ai computer o ai telefoni oggi», ha concluso Zuckerberg.

Oltre all’intrattenimento, i benefici del Metaverso ruotano intorno alla possibilità di offrire esperienze educative coinvolgenti, come la possibilità di preparare futuri piloti o chirurghi, annullando in molti casi i confini geografici e dando la possibilità ai professionisti di lavorare anche a distanza.

L’impatto ambientale del Metaverso

Se il Metaverso è quindi il futuro prossimo che tutti (chi più, chi meno) ci aspettiamo, è lecito chiedere quale sarà il suo impatto in termini di sostenibilità. Da tempo infatti è in atto una vera e propria discussione su quanto il Metaverso possa ridurre effettivamente l’inquinamento.

Americana Chen, ricercatrice per il World Institute of Sustainable Development Planner e l’Unesco Hong Kong Association, ha provato a stilare una lista dei pro e dei contro.

I pro:

  • La virtualizzazione di oggetti, viaggi, edifici, corsi, riunioni, eventi comporterà un risparmio di materie prime, una decrescita di alcuni processi produttivi, una riduzione dei trasporti su scala globale e un risparmio di energia a tanti livelli;
  • Una realtà virtuale così sofisticata può diventare uno strumento prezioso per gli scienziati, impegnati – tra le altre cose – a studiare gli scenari climatici e testare le cosiddette tecnologie verdi;
  • L’infrastruttura del Metaverso così come è stata progettata, ossia decentralizzata, è un punto a favore del Metaverso poiché è stato dimostrato che l’archiviazione dei dati in cloud abbia un impatto ambientale inferiore rispetto ai data center tradizionali.

I contro:

  • L’uso sempre più massiccio della Rete: tra rete 5G, data center, cloud e un aumento della potenza di calcolo, il fabbisogno di elettricità potrebbe crescere, e con esso anche le emissioni di Co2.
  • Una user experience personalizzata come quella promessa dal Metaverso è possibile grazie all’Intelligenza Artificiale. Gli algoritmi vanno prima allenati e poi nutriti con i dati sui comportamenti degli utenti, e ciascuna di queste operazioni comporta il dispendio di energia e la generazione di Co2.
    Secondo uno studio condotto dall’Università del Massachusetts ad Amherst nel 2019 l’addestramento di un singolo modello AI può emettere 626.000 libbre di anidride carbonica, esattamente la quantità di gas serra emessa da un’automobile nel corso della sua vita.
  • Dal punto di vista tecnico, creare e partecipare al Metaverso significa creare un enorme volume di dati che, ovviamente, hanno bisogno di essere immagazzinati da qualche parte. La soluzione è la costruzione di nuovi data center, una sfida che molte aziende hanno segnato tra i propri obiettivi dei prossimi anni: Google ha annunciato di voler far funzionare i data center con energia senza carbonio entro il 2030, mentre Microsoft si è impegnata a farlo entro il 2025.
  • Un altro aspetto da tenere in considerazione è quello della produzione della tecnologia necessaria per “vivere” la realtà virtuale: Wristband AR, occhiali AR, headset VR, cyber scarpe, guanti tattili e così via. Secondo i dati del Global E-waste Monitor 2020 delle Nazioni Unite, nel 2019 sono state generate 53,6 milioni di tonnellate metriche di rifiuti elettronici in tutto il mondo e si prevede di superare i 74 milioni di tonnellate metriche entro il 2030.
  • Infine, il Metaverso non può esistere senza i Non-Fungible Token (o NFT), che potremmo definire come certificati virtuali di originalità e autenticità creati tramite la blockchain. Un’infrastruttura che a sua volta necessita di energia. Secondo l’Ethereum Energy Consumption Index, «una singola transazione NFT sulla piattaforma Ethereum emette quasi 150 chilogrammi di anidride carbonica, equivalente a 331.056 transazioni Visa o 24.895 ore di guardare YouTube». In altre parole, ogni acquisto NFT nel Metaverso si trasforma in un problema ambientale.

Ad oggi gli analisti di Intel ritengono che la nostra infrastruttura informativa globale dovrebbe essere 1000 volte più potente per sostenere una versione in alta qualità del Metaverso che, anche così, rimarrebbe nella sua prima fase di sviluppo. Anche per questo al momento non c’è un’idea chiara e definita di cosa aspettarsi dal futuro di questa tecnologia e dal suo impatto ambientale.

L’unica cosa certa è che seguendo le statistiche e le indicazioni attuali, bisognerà aspettare ancora parecchio prima di poter considerare il Metaverso sostenibile.

Fonti e approfondimenti

Commenti (1)

  1. Metaverso: il non-luogo perfetto per fare training e formazione - Pegasoft srl
    13/09/2022

    […] un precedente articolo, abbiamo già affrontato il tema della realtà mista e la sua sostenibilità in termini di energia ed emissioni di Co2. Ultimamente sentiamo sempre più spesso parlare di […]

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