La sonda spaziale Dart della Nasa si è scontrata intenzionalmente contro l’asteroide Dimorphos per alterarne la traiettoria.
All’1:14 di martedì 27 settembre 2022 la sonda Dart (acronimo di Double Asteroid Redirection Test, test di reindirizzamento di un asteroide doppio) ha speronato intenzionalmente il più piccolo dei due asteroidi del sistema binario Didymos – Dimorphos, deviandone la traiettoria.
La missione
Lo scontro, avvenuto ad una velocità di 24mila chilometri orari (6 chilometri al secondo) si è svolto nello spazio, a circa 13 milioni di chilometri di distanza dalla Terra.
La missione della NASA, costata poco più di 300 milioni di dollari, era un semplice test per verificare se la rotta di un’asteroide può essere modificata ed è stata un successo al primo colpo. Un vero e proprio “tamponamento spaziale” organizzato nei minimi dettagli e senza alcun rischio per il nostro pianeta, che ha avuto il merito di sperimentare per la prima volta una tecnologia che, in futuro, potrebbe proteggerci dall’eventuale impatto con un pericoloso asteroide. Un vero e proprio test di difesa planetaria.
Partita dalla Terra alla fine del novembre del 2021, la sonda Dart è stata progettata, costruita e gestita dal Laboratorio di Fisica Applicata della Johns Hopkins University con il sostegno di molti centri Nasa. Essa rappresenta una parte importante della cosiddetta missione Aida (Asteroid Impact and Deflection Assessment), una collaborazione tra la Nasa e l’Agenzia spaziale europea (Esa).
Un impatto emozionante
La sonda Dart, di appena 570 chilogrammi, è riuscita a puntare e centrare in pieno il suo obiettivo, ovvero Dimorphos, un asteroide con una larghezza massima di 160 metri e grande grossomodo quanto il Colosseo, che orbita intorno ad un asteroide più grande, Didymos, avente un diametro massimo di 780 metri.
Nelle fasi di avvicinamento al proprio bersaglio, Dart ha inviato alla Terra, con la frequenza di un fotogramma al secondo, le sempre più dettagliate immagini della superficie dell’asteroide che stava raccogliendo grazie alla sua telecamera ottica, chiamata Draco. Queste immagini spettacolari hanno mostrato Dimorphos diventare sempre più grande man mano che si avvicinava a Dart, fino all’ultima scattata poco prima dello schianto che ha distrutto la sonda.
Proprio questi ultimi fotogrammi sono quelli più emozionanti perché sono riusciti a mostrare la morfologia dell’asteroide e i suoi dettagli più fini, a pochi metri di distanza dalla superficie. Significativo, tra gli altri, l’ultimo fotogramma catturato dall’occhio di Dart, trasmesso a Terra solo parzialmente prima dell’impatto e che resterà per sempre incompleto (anche se la piccola parte raccolta mostra un livello elevatissimo di risoluzione della superficie).
Ad ogni immagine ravvicinata l’emozione aumentava nel Centro di controllo della Nasa, fino al grandissimo applauso che ha salutato l’impatto. «La risoluzione delle immagini che abbiamo raccolto è andata oltre le nostre aspettative», ha dichiarato la coordinatrice della missione Nancy Chabot subito dopo l’impatto.
Le prime immagini
Mentre la sonda si avvicinava a Dimorphos e diventava sempre più tangibile l’emozione all’interno del Centro di controllo della Nasa, a riprendere l’impatto c’era un piccolo testimone italiano, ovvero LICIACube.
Si tratta di un piccolo satellite, grande quanto una scatola di scarpe, costruito dall’Agenzia Spaziale Italiana (Asi) e dall’azienda torinese Argotec, che ha viaggiato per quasi un anno insieme a Dart per poi separarsi due settimane fa posizionandosi a circa mille chilometri di distanza dall’impatto.
«È stato un impatto spettacolare!», ha dichiarato all’Ansa Simone Pirrotta, responsabile della missione LICIACube per l’Asi, che ha seguito la missione dal Centro di controllo di Torino. «La tecnologia di puntamento denominata SmartNav della sonda Dart ha funzionato alla perfezione. Qui a Torino abbiamo seguito con emozione la fine della missione Nasa, con la consapevolezza che nel frattempo il nostro piccolo reporter stava documentando un momento storico: la prima volta che il genere umano modifica lo stato orbitale di un corpo celeste», ha aggiunto riferendosi al satellite LICIACube.
Le prime immagini scattate dal minisatellite subito dopo l’impatto, presentate in una conferenza stampa organizzata presso l’Argotec, mostrano Dimorphos avvolto in una nube di detriti, dalla quale partono, come raggi, scie di polveri rese luminose dalla luce del Sole e in netto contrasto contro il buio assoluto dello spazio profondo. Di fronte alla nube di polvere, Didymos, l’asteroide più grande dei due, assiste impotente all’impatto di Dart contro la sua piccola luna.
E adesso?
Lo schianto di Dart contro l’asteroide ha segnato l’inizio della fase successiva della missione: l’analisi dei dati inviati e la valutazione dell’impatto, che richiederà come minimo diversi mesi.
Ovviamente, data l’enorme differenza di massa tra i due corpi coinvolti nell’impatto, la deviazione dell’asteroide non potrà essere enorme. Le prime stime prevedono un lieve avvicinamento di Dimorphos a Didymos, che dovrebbe ridurre di una decina di minuti il periodo orbitale, cioè il tempo che impiega per compiere ogni giro intorno a esso.
L’ingegnere Nasa dei sistemi di missione, Elena Adams, ha dichiarato «Nei prossimi due mesi avremo più informazioni dal team investigativo sul tipo di cambiamento di traiettoria che abbiamo effettivamente provocato, perché questo è il nostro obiettivo numero due. Il numero uno era colpire l’asteroide, cosa che abbiamo fatto».
Oltre a LICIACube e ai telescopi terrestri (tra cui Hubble e James Webb), a osservare la scena arriverà un ulteriore satellite di manifattura europea – Hera – al momento in costruzione ma che dovrebbe essere lanciato nello spazio nell’ottobre del 2024, arrivando a osservare l’asteroide Dimorphos nel 2026.
Quindi, occhi puntati sullo spazio!
Fonti e approfondimenti
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