Biologia e Medicina
Acidi grassi contro l'emicrania, uno studio ne mostra i benefici

Gli acidi grassi alimentari migliorano la qualità del sonno, lo stress e la salute nell’emicrania: l’analisi di uno studio controllato randomizzato.

Acidi grassi ed emicrania, esiste una correlazione?

Uno studio ha evidenziato come una dieta ricca in acidi grassi Omega-3 può ridurre l’intensità e la frequenza dell’emicrania, riducendo anche il bisogno di antidolorifici.

Cos’è l’emicrania?

L’emicrania è un disturbo comune, doloroso e molto spesso invalidante. Oltre 4 milioni di persone in tutto il mondo ne soffrono.

I sintomi fisici e psicologici in comorbidità sono molti, tra cui stress, alterata percezione dello stato di salute, insonnia, ansia e depressione. Si tratta di sintomi prevalenti che contribuiscono a compromettere la qualità della vita dei pazienti.

Molte strategie di trattamento migliorano la frequenza e/o la durata degli attacchi, ma sono generalmente associate a effetti collaterali con un impatto negativo sulla qualità della vita. Nella valutazione dell’efficacia di una terapia per ridurre il mal di testa è pertanto fondamentale considerare tutti i sintomi correlati.

Emicrania ©AdobeStock
Headache concept, needles surround head. Pain and stress, migraine. ©AdobeStock

In letteratura sono presenti numerosi studi che correlano l’assunzione mirata di acidi grassi con lo stato di salute e con il dolore dell’emicrania. In particolare dagli studi recenti emerge con chiarezza l’importanza di concentrarsi più sulla qualità dei grassi assunti piuttosto che sulla quantità totale dei grassi stessi.

Le evidenze che si stanno accumulando suggeriscono che la riduzione degli acidi grassi polinsaturi (PUFA) Omega-6, e in particolare dell’acido linoleico (LA), determina una diminuzione dei livelli circolanti di mediatori lipidici con proprietà pro-nocicettive (promotori del dolore).

Al contrario, l’aumento di acido eicosapentanoico (EPA) e dell’acido docosaesaenoico (DHA) Omega-3 incrementa i mediatori lipidici circolanti con funzioni anti-nocicettive (riducenti il dolore). Questi mediatori lipidici sono noti come ossilipine e ne sono esempi le prostaglandine, i leucotrieni, le resolvine e le maresine.

L’aumento degli acidi grassi Omega-3 nella dieta è associato alla riduzione della cefalea, quindi la terapia dietetica può essere una valida strategia.

Lo studio

Una dieta ricca di pesce grasso può ridurre l’intensità e la frequenza dell’emicrania. È la scoperta dei ricercatori del National Institute on Aging (NIA), del National Institute on Alcohol Abuse and Alcoholism (NIAAA) e dell’Università della Carolina del Nord (UNC).

Lo studio, pubblicato su “The BMJ“, è stato condotto su 182 partecipanti (88% donne, età media 38 anni) con episodi di emicrania dai 5 ai 20 giorni al mese. Esso amplia il precedente lavoro dello stesso team sull’impatto dell’acido linolenico sull’algia cronica. Le conclusioni avevano suggerito come una dieta povera di acido linolenico in favore di acidi grassi Omega-3 potrebbe ridurre l’infiammazione dei tessuti e delle vie di elaborazione del dolore correlato all’emicrania del nervo trigemino.

Nello studio attuale, i partecipanti hanno ricevuto una dieta che includeva pesce, verdure, insalate e prodotti per la colazione e sono stati assegnati casualmente ad uno dei seguenti 3 piani dietetici:

  • H3L6, ad alto contenuto di Omega-3 e a basso contenuto di Omega-6, ovvero con ampie porzioni di pesce grasso e ridotte quantità di acido linoleico;
  • H3, ad alto contenuto di Omega-3 e media di Omega-6, ovvero con abbondanti porzioni sia di pesce grasso che di acido linoleico;
  • Dieta di controllo, con assunzione media sia di Omega-3 sia di Omega-6.

Durante la sperimentazione i ricercatori hanno monitorato anche il numero di giorni, la durata e l’intensità dell’emicrania (analisi PROMIS©). Ma hanno anche valutato le misure inserite nel diario giornaliero di ciascun paziente relative a percezione dello stress, qualità del sonno e stato di salute percepita. È stato inoltre considerato il punteggio del Migraine Disability Assessment (MIDAS), un questionario specifico che valuta l’eventuale incidenza del mal di testa sulle capacità lavorative e sociali e alla necessità di assumere antidolorifici.

I risultati

La dieta H3L6 è risultata associata a miglioramenti significativi della percezione dello stress, della qualità del sonno e dello stato generale di salute. Inoltre ha portato ad una riduzione del 30-40% delle ore di mal di testa totale al giorno e di giorni complessivi di cefalea al mese, rispetto al gruppo di controllo.

Cibi ricchi in Omega-3 ©AdobeStock
Cibi ricchi in Omega-3 ©AdobeStock

Gli stessi effetti positivi sono stati rilevati nella dieta H3, anche se in misura minore.

Per quanto riguarda le altre misure, i punteggi del questionario MIDAS sono migliorati in modo sostanziale nei gruppi di intervento rispetto al controllo. Tra le valutazioni PROMIS©, l’impatto maggiore in senso positivo si è avuto sull’intensità e l’interferenza del dolore sulle attività quotidiane.

Conclusioni e significato clinico

«Questa ricerca – ha affermato Luigi Ferrucci, direttore scientifico della NIA – ha fornito prove interessanti del fatto che i cambiamenti nella dieta hanno il potenziale di migliorare una condizione di dolore cronico molto debilitante come l’emicrania senza i relativi aspetti negativi dei farmaci».

Chris Ramsden, coordinatore dello studio, ha aggiunto: «Ecco un’ulteriore prova che i cibi che mangiamo possono influenzare i percorsi del dolore».

Gli scienziati sperano di continuare a espandere questo lavoro per studiare gli effetti del regime alimentare su altre condizioni di algia cronica.

Fonti e approfondimenti