NFT e criptovalute
È iniziato il "bear market" di NFT e criptovalute: il crollo dopo un 2021 da record

È iniziato il “bear market” di NFT e criptovalute: il crollo dopo un 2021 da record

Il boom degli NFT (Non fungible token), partito a inizio 2021 e sostenuto da un ecosistema di criptovalute sano e rialzista e dal sentiment positivo degli investitori, sembra essersi arrestato.

Negli ultimi mesi l’andamento del mercato NFT e di quello legato alle criptovalute non è stato idilliaco, tutt’altro. Secondo alcuni esperti, tutto il comparto crypto sta vivendo una fase di flessione, meglio conosciuta come “bear market” nello slang degli investitori. Basti pensare a come le due principali monete in circolazione, ossia Bitcoin ed Etherum, siano calate dai massimi storici di novembre, rispettivamente di 65.000 e 4.500 dollari, a valori unitari anche al di sotto dei 20.000 dollari per BTC e 1.000 per ETH.

Un calo che ha avuto ripercussioni su tutto il mondo del Web 3.0, della DeFi e persino del Metaverso: mentre CoinBase taglia il personale e i bilanci di Meta sono in profondo rosso, pare che la cavalcata delle nuove tecnologie si sia arrestata.

Cosa sono gli NFT

Gli NFT o “token non fungibili” sono dei “collezionabili digitali“. Si tratta di “gettoni”, simili ai bitcoin, che garantiscono a chi li possiede un certificato di esistenza e di proprietà scritto sulla blockchain.

CryptoPunk

Sono unici e questa caratteristica ha generato aspettative e interesse da parte di collezionisti di opere d’arte digitale a partire dal 2020, quando il mercato era ancora fortemente di nicchia.

Alcuni collezionisti hanno investito milioni di dollari per acquistare un NFT, facendo sì che il mercato toccasse la cifra record di 17 miliardi di dollari nel 2021.

Il momento no del mercato NFT

Dopo un 2021 da record, nel 2022 il mercato degli NFT ha segnato una forte battuta d’arresto sin dalla prima flessione di gennaio. Secondo un report di NonFungible, autorevole bussola del settore, il mercato è crollato del 50% nel primo trimestre del 2022 rispetto al trimestre precedente, e da allora la situazione non è affatto migliorata.

Chiariamoci: le previsioni catastrofiste, come quella che parlava di un crollo del 92% per il mondo degli NFT, non sono veritiere, ma in generale la condizione dei token non fungibili è vicina a quella del resto del mercato crypto. Le vendite sono calate e, conseguenzialmente, sono diminuiti anche i prezzi: i margini di guadagno dal flipping degli NFT – cioè dalla loro rivendita a prezzi più alti di quello di acquisto – si sono ridotti, rendendo tutti gli investimenti molto più rischiosi. In una situazione di questo genere, molti utenti hanno deciso di utilizzare un approccio più conservativo, ovvero smettere di investire negli NFT in attesa di tempi migliori. In molti hanno deciso di liquidare il proprio intero wallet di token, mentre altri si stanno spostando su posizioni comunemente note come Hodling, cioè il blocco del trading finché l’”inverno crypto” non sarà passato.

Emblematica è la notizia di qualche settimana fa secondo la quale l’NFT del primo tweet di Jack Dorsey, il fondatore di Twitter, venduto nel 2021 per 2,9 milioni di dollari, è stato rimesso in vendita non riuscendo però a trovare offerte migliori di 14 mila dollari. E questo forse è il segnale più evidente che qualcosa in questo mercato sta succedendo.

Una contrazione così netta ha inoltre come conseguenza una minore propensione all’investimento da parte dei trader con conseguenti minori incassi per gli artisti e i creatori dei token non fungibili, che potrebbero quindi essere spinti a uscire dal mercato.

Tale eventualità avrebbe sicuramente effetti negativi sulla diversificazione dei prodotti, con una sempre maggiore preponderanza di poche collezioni di altrettanti pochi creator, ma potrebbe anche avere effetti positivi per gli investitori nel lungo periodo. Adattando una speculazione di alcuni esperti di criptovalute al mondo NFT, il fatto che la crisi ponga un’asticella di ingresso più alta nel settore, imponendo a chi desidera farlo di investire più tempo e denaro nella propria collezione e insegnando agli utenti che i guadagni non sono sicuri e immediati, potrebbe allontanare truffatori e opportunisti alla ricerca di incassi facili da un mercato tradizionalmente considerato rischioso per via della presenza di una gran quantità di scam e di rug pull, che possono danneggiare anche gravemente gli investitori.

Inoltre, l’andamento del mercato potrebbe spingere gli artisti a innovare con le proprie collezioni, proponendo prodotti nuovi dopo un periodo di forte stagnazione attorno a pochi modelli di riferimento, ossia quelli di Bored Ape Yacht Club e di CryptoPunks.

Caked Apes

Le cause: inflazione, politica monetaria e guerra in Ucraina

Secondo il report di NonFungible, le possibili cause del crollo del mercato degli NFT sono da imputare a più fattori:

  • l’inflazione, che frena tutti gli investimenti che promettono ritorni nel lungo periodo;
  • la stretta della politica monetaria da parte delle banche centrali;
  • le incognite della guerra in Ucraina, che frena gli entusiasmi sugli investimenti più speculativi.

Indicatori che sembrano suggerire una lettura chiara: anche questo particolare tipo di asset, molto volatile e speculativo, ha cominciato a comportarsi come si comportano i beni dell’economia tradizionale, come ad esempio le azioni o le obbligazioni. Più o meno come bitcoin e le altre criptovalute negli ultimi anni.