Recenti ricerche mostrano come l’IA sia in grado di decodificare il pensiero: implicazioni per medicina, neuroscienze e comunicazione.
Scopri come l’intelligenza artificiale sta imparando a leggere il pensiero umano e cosa significa per medicina, neuroscienze e futuro dell’umanità.
L’IA nella lettura del pensiero umano
Un team di ricercatori dell’Università del Texas ha sviluppato un sistema di intelligenza artificiale chiamato semantic decoder capace di ricostruire frasi pensate da una persona analizzando la sua attività cerebrale. La tecnologia sfrutta una combinazione di fMRI e modelli linguistici simili a ChatGPT per decifrare i segnali neuronali e tradurli in parole.
Gli esperimenti hanno coinvolto partecipanti che guardavano brevi video silenziosi o ascoltavano storie in scanner: in molti casi l’IA riusciva a ricostruire il “senso generale” del contenuto, con una precisione superiore al 50 %.
Applicazioni in medicina e riabilitazione
Le potenzialità di questa innovazione sono enormi: pazienti affetti da paralisi o da gravi disturbi della comunicazione potrebbero tornare a esprimersi tramite un’interfaccia cervello-computer. Non si tratta di leggere “pensieri privati”, ma di interpretare l’intento comunicativo, rendendo la tecnologia un potente strumento clinico.
Uno studio del febbraio 2025 ha ulteriormente migliorato la tecnologia, rendendo possibile passare da un paziente all’altro in circa un’ora di training – contro le 16 ore iniziali – utilizzando video brevi e silenziosi.
Questo potenziale apre nuove prospettive per persone con afasia o in stato di coscienza minimale, offrendo una via per comunicare anche senza articolazione del linguaggio.

Credits: vegefox.com
Sfide etiche e limiti attuali
La possibilità di decodificare il linguaggio mentale solleva però domande etiche importanti: chi può accedere a questi dati? Come proteggere la privacy mentale?
Più in generale, i limiti sono i seguenti:
- Costo e complessità: l’uso della fMRI richiede macchinari costosi e ingombranti, non ancora adatti all’uso quotidiano.
- Precisione limitata: il metodo intercetta principalmente il senso del contenuto, non una trascrizione fedele parola per parola. L’accuratezza si aggira intorno al 50 % nel sistema non invasivo.
- Personalizzazione obbligatoria: ogni modello deve essere addestrato con i dati specifici del singolo individuo: un decoder funziona solo se “si conosce” il cervello del soggetto.
Inoltre, la tecnologia è ancora lontana dall’essere precisa o utilizzabile fuori dal laboratorio.
Dal punto di vista etico, l’uso dell’IA per interpretare i pensieri solleva questioni delicate:
- Privacy mentale: rischi di accesso non autorizzato ai contenuti mentali personali.
- Consenso e controllo: fondamentale garantire che la decodifica avvenga solo su utenti consenzienti che hanno partecipato attivamente al training.
- Uso etico e regolamentare: accademici sollecitano regolamentazioni preventive e progettate “per difetto” su privacy delle menti.
IA, neuroscienze e linguaggio: un intreccio sempre più stretto
Il connubio tra IA e neuroscienze non è nuovo, ma sta rapidamente accelerando. I modelli linguistici di ultima generazione si stanno rivelando strumenti straordinari per comprendere la complessità del linguaggio umano, anche nei suoi aspetti neurologici. L’IA è oggi in grado di decodificare il contenuto cerebrale, ricostruendone il senso, con potenzialità immense in neuroscienze e medicina.
Tuttavia, il cammino verso utilizzi diffusi è lungo, complicato da costi, tecnologie e soprattutto da complesse sfide etiche. La strada giusta passa da innovazione, consenso rigoroso e regolamentazione preventiva.