Situata a soli 300 anni luce da noi, la nube molecolare Eos è una scoperta astronomica straordinaria.
Annunciata nel 2025 da un team internazionale di astronomi guidato dalla Rutgers University e dal Flatiron Institute, Eos è una delle nubi molecolari più vicine conosciute e la più grande mai individuata finora.
Per la prima volta i ricercatori hanno fatto uso dell’emissione dell’idrogeno molecolare nel lontano ultravioletto per rivelare la struttura. Questo apre a nuovi possibili modi per osservare il gas molecolare sia nella nostra che in altre galassie.
Cos’è la nube Eos?
Se si manifestasse nel cielo buio in tutta la sua magnificenza, Eos sovrasterebbe buona parte dello skyline di New York, come ci racconta questa rappresentazione artistica che vuol rendere l’idea della vastità di questa struttura che sovrasta le nostre inconsapevoli teste.

Inconsapevoli perché, differentemente da quella delle stelle che punteggiano le notti terrestri, la luce prodotta da Eos è invisibile ai nostri occhi. E in verità anche a quelli di molti strumenti. Tant’è che solo ora gli scienziati ne scoprono l’esistenza, benché si tratti a tutti gli effetti di una nostra dirimpettaia cosmica. Solo trecento anni luce separano infatti Eos dalla Terra. Eppure egregia è stata nascondersi, fino a che i ricercatori non l’hanno guardata con gli occhi giusti. Occhi sensibili all’ultravioletto lontano, come quelli dello spettrografo Fims-Spear, a bordo del satellite coreano Stsat-1. Che hanno visto, per la prima volta, l’emissione delle molecole di idrogeno che compongono la nube.
La scoperta ha ricevuto anche l’attenzione del New York Times ed è stata pubblicata su Nature Astronomy alla fine di aprile. «Questa è la prima nube molecolare in assoluto scoperta osservando direttamente l’emissione nel lontano ultravioletto dell’idrogeno molecolare», dice Burkhart, professoressa associata presso la School of Arts and Sciences della Rutgers University nel New Jersey, Stati Uniti.
«I dati hanno mostrato molecole di idrogeno luminose rilevate tramite fluorescenza nell’ultravioletto lontano. Questa nube sta letteralmente brillando nel buio». Non a caso i suoi scopritori le hanno attribuito il nome della dea greca dell’aurora.
Eos apre nuovi, inaspettati scenari nello studio delle nubi molecolari.
Perché è così importante?
Il gruppo di ricerca sostiene che questa scoperta è straordinaria perché Eos possiede delle caratteristiche che la rendono unica, ossia:
- Prossimità unica: La nube Eos si trova a soli 94 parsec (circa 300 anni luce) dalla Terra, rendendola una delle più vicine nubi molecolari mai osservate. La vicinanza permette di studiare la nube in dettaglio con una risoluzione spaziale molto elevata, rispetto ad altre nubi più distanti. Inoltre, essendo così vicina, Eos offre un’opportunità senza precedenti per studiare la formazione e l’evoluzione delle nubi molecolari nella nostra galassia.
- Massa e dimensioni: Eos è sorprendentemente grande: ha una massa stimata di circa 3.400 masse solari, rendendola significativamente più massiccia rispetto ad altre nubi vicine, come la celebre nube molecolare del Toro (Taurus), che ha una massa molto inferiore (intorno a 10–15 volte meno). Questa caratteristica la rende un vero colosso nel nostro cortile cosmico.
- Assenza di formazione stellare: Nonostante la sua grande massa, Eos non ha mostrato segni evidenti di formazione stellare recente, come giovani stelle o regioni ionizzate (HII), il che solleva interrogativi sul suo stato evolutivo e sulle condizioni necessarie per la nascita di nuove stelle.
Prospettive future
Secondo le simulazioni, Eos è destinata a “fotoevaporarsi” entro circa 5,7 milioni di anni, un processo in cui l’interazione con la radiazione stellare circostante porta alla dispersione del gas molecolare. Questo scenario offre agli astronomi un laboratorio naturale per studiare come le nubi molecolari si trasformano e interagiscono con l’ambiente galattico.